La Habana, dìa cuatro
Trinidad, Skyview hostal – Dec 23, 19:50 (GMT -5)
La prima vittima di Montezuma è stato Paolo, alle cinque di mattina. A ruota Lorenzo, verso le otto, con meno dolori ma molta più drammaticità. Non sapremo mai cosa esattamente li abbia colpiti, in contemporanea, visto che nell’intera giornata precedente non avevano una sola cosa in comune nel pasto, ma tant’è: inginocchiati dalla maledizione degli europei in America Latina, si sono rassegnati a rimanere a casa, con Diego che si è gentilmente offerto di *fare da schiavetto* (cit.), o che forse semplicemente non aveva alcuna voglia di camminare ancora per questa città tremenda.
Luigi ed io ci siamo ritrovati improvvisamente soli e, con circospezione (ed un po’ di preoccupazione), ci siamo avventurati lungo il Malecòn alla volta dell’ex palazzo presidenziale ora trasformato nel celebre Museo de la Revoluciòn.
La Lonely Planet dice che sul Malecòn si può ammirare una visione romantica e realistica della città e si possono incontrare gli habaneros nella loro umanità più vera. Mah. Io più che altro ci ho visto sporco, palazzi diroccati, persone che cercavano di convincerci a fare un giro in carrozza o un tour guidato della città, qualche bar fatiscente che pare l’ingresso di una sagra di paese, onde dell’oceano infrangersi rumorose e spettacolari (ma infotograbili) contro la roccia.
Finalmente, però, una camminata vera (mi sta venendo una panza da paura).
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